GIUSEPPE MODICA
Primo classificato nella sezione RELIGIOSA
URBI ET ORBI
Venne sera e,
sotto il pianto del cielo,
pietre antiche contarono passi stanchi,
guidarono il candor di seta marezzata
tra il bene e il male;
giunti al bagnato Cristo, il silenzio,
s'unì all'irreale oblio del mondo.
Vite nel buio perse
stettero impietrite al fischio,
al lampeggìo inibite, mentre,
un sacro bronzo il Lete rallegrò.
Il Santo Padre, inerme,
al centro dello spazio vuoto,
disegnò una croce e,
sussurrando al vento
l'urbi et orbi,
ogn'uomo assolse.
Scorsero lacrime dentro le case.
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Il componimento è fortemente icastico grazie ai verbi adoperati e alle azioni che si susseguono incalzanti: dal momento iniziale di smarrimento collettivo si erge e viene fuori la figura del Santo Padre che riempie il vuoto spazio con la croce. Il simbolo della cristianità fortifica e ricompatta, le lacrime accomunano, la vita ricomincia, il bene vince sul male.
Francesco Martillotto
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