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MICHELE PETULLÀ (Vibo Valentia)

Autori Italiani
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Michele Petullà vive e lavora in Calabria, a Vibo Valentia.
Laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Torino, con una Tesi in ‘Sociologia della Conoscenza e della Comunicazione’ dal titolo “Sociologia dell’Informazione televisiva quotidiana: modelli professionali e routines produttive”, ha conseguito il Perfezionamento post-laurea in “Teoria Critica della Società” presso l’Università di Milano-Bicocca, con una Tesi in ‘Teoria della Società e Antropologia Critica’ dal titolo “Walter Lippmann: Opinione pubblica, Stereotipi, Comunicazione e Democrazia. Una rilettura al tempo dei new media” e il Diploma del Corso di Alta Formazione di “Animatore della Comunicazione e della Cultura” presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, con una tesi in ‘Sociologia della Comunicazione’ dal titolo “La presenza dei Mass media nella vita quotidiana”.

Giornalista pubblicista, è Direttore Responsabile della Rivista di Cultura e Società “Agire Sociale” e collabora con diverse testate giornalistiche, anche online, tra cui il Quotidiano nazionale “La Voce agli Italiani”.
Sociologo e Studioso di Scienze sociali, è iscritto all’ASI - Associazione Sociologi Italiani; componente del Consiglio Direttivo e Addetto Stampa della Deputazione Calabria, collabora alla Rivista specialistica di Sociologia “Sociologiaonweb”.
Poeta e scrittore, si dedica anche alla Critica letteraria. Vincitore di diversi premi e concorsi letterari, diverse sue poesie sono inserite in numerose Antologie poetiche nazionali. Ha pubblicato le seguenti opere: Frammenti d’Anima, 2020 (silloge poetica); Un Uomo. Una storia, Adhoc edizioni, 2008 (narrativa); Dall’Osanna alla Risurrezione, Adhoc edizioni, 2015 (saggistica);
È Presidente dell’Associazione “Intersezioni Culturali”; componente di Giuria di diversi Concorsi letterari, tra cui i Concorsi “Atlantide - Centro Studi Nazionale Arte e Letteratura”; Presidente di Giuria del “Premio De André”, Città di Mileto; promotore e organizzatore del Premio letterario “Scriviamo Adhoc” di Vibo Valentia; Educatore finanziario AIEF (Associazione Italiana Educatori Finanziari).

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AUTUNNO

Lieve brezza
una foglia stacca dal ramo,
a terra cade
con iridescenza di farfalla,
con l’ombra già morta
si confonde.
Lieve fruscio
è bastato a scuoter l’albero,
altra foglia si stacca,
lontano è portata dal vento
che ora soffia più forte.
Un’altra, e poi altre ancora,
son mille le foglie
che a terra s’adagiano,
mille le forme, mille i colori,
che lasciano il ramo
per l’umida terra fumante.
Gli alberi oramai spogli
scheletri sembrano,
ombre misteriose
nella nebbia che li fascia,
la chioma hanno in terra
e in cielo le radici.
Non più s’ode
il cinguettio delle rondini,
fuggono gli uccelli
che lieta fecero l’estate,
volano i corvi nel plumbeo cielo
nunzio di vicina pioggia.
Spinta è la vanga
a rimuover le zolle,
van per i campi i contadini
a sparger la semenza,
amato scrigno
di future speranze.

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RADICI

Su dolce colle,
adagiato te ne stai
Paese mio,
amato e desolato.
Mesto rimiri a valle
i venti della storia tua antica,
muti resti d’antico splendor.
Nella memoria sognante di
un passato ormai lontano,
leggiadra vola la fantasia
per le vie tue silenti,
ove scorrono offuscati ricordi
di spensierata fanciullezza.
Dolce è rimembrar la
bucolica campagna
di frutti generosa,
di profumate zagare adornata
e secolari uliveti,
sentinelle nel tempo
dell’ignoto tuo destino.
Paese mio,
linfa dell’anima,
forgiato da duro lavor
di semplice e umile gente,
scorgo campi trasudati dal tempo,
immagini sbiadite di uomini
dai volti scolpiti,
retaggio d’antica fatica.

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TREMA LA TERRA

Trema la terra,
violenta,
paura e terrore
squarciano la notte,
forte si leva
il grido di dolore.
Ferito e piangente
il campanile segna l’ora,
muto
guarda il borgo amato,
di macerie e morte
ammantato.
Trema la terra
che pare adirata,
e canta accorata
ninna nanna funesta.
Crudele si dipana
la Spoon River dei piccoli,
tenere vite spezzate
in un baleno,
anime pure
volate in cielo.
Piange la madre,
piange il figlio
che non ha salvato,
e non si da pace.
Forte il dolore
divora il cuore,
e non ci son parole
di conforto,
solo silenzio
e preghiera.